My father
olio su tela di Luciano Borin
Mio
suocero
Stava
su quella seggiolina
all’ombra
dei ciliegi
mio
suocero,
mentre
i ragazzi
chiassosi
lo attorniavano
per
far battaglie.
Non
una parola per tacitarli,
per
sgridarli,
se
eccedevano un po’,
lasciando
scorrere il tempo
misteriosamente
impegnato
in
personali ragionamenti
di
cui non faceva parola con nessuno.
A
volte
sembrava
assente addirittura,
altre
l’occhio era vivido
e
c’era un accenno alla vita
che
lo circondava,
una
parola finalmente,
un
pensiero detto sottovoce, quasi a scusarsi,
a
non voler disturbare.
Allora
le sue parole gentili
sfioravano
chiunque attorno
e
pretendevano quell’attenzione che
lo
riportava indietro nel tempo
con
i racconti del passato,
con
i consigli
di
un presente che scivolava via sempre più.
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