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giovedì 26 novembre 2015

Involtini di pollo con zucchine e speck. Ricetta rapida per una cenetta sfiziosa.




Ingredienti:
400 gr di petti di pollo
100 gr di speck
2 zucchine
olio extra vergine di oliva
una noce di burro
1/2 bicchiere di vino
sale

Gli involtini di pollo con zucchine e speck rappresentano un secondo davvero gustoso per cucinare in maniera un po' più saporita i petti di pollo.

Procedimento:
Tagliate nel senso della lunghezza le zucchine (abbastanza sottili) e grigliatele. Lasciatele raffreddare.

Prendete i petti di pollo, eventualmente ritagliateli per ottenere dei rettangoli più regolari e posateci sopra lo speck e le zucchine (non troppe e non troppo vicine alle sommità, altrimenti potrebbero uscire).

Arrotolate i petti di pollo e chiudeteli con uno stuzzicadenti.

Versate un filo d’olio in una padella, una noce di burro e mettete a rosolare i petti di pollo.

Sfumate con mezzo bicchiere di vino e fate evaporare. Salate, pepate e fate cuocere per circa 20 minuti coperto. Se il fondo di cottura dovesse asciugarsi troppo aggiungete un po' di acqua.

Servite gli involtini di pollo in tavola aggiungendo un po' di insalata e pomodori come contorno.

















mercoledì 25 novembre 2015

Violenza sulle donne. Un altro capitolo doloroso della nostra società.

Piccole spose, dell’artista greca Thalia Kerouli



Inevitabilmente un post, oggi, sulla violenza alle donne.
Non voglio scrivere qui cose che già avete sentito da giorni. Mi preme solo rammentare che l'unico aspetto confortante è l'aumento del numero di coloro che, negli ultimi anni, denunciano coraggiosamente i soprusi e le violenze subite.
Purtroppo però, c'è ancora tanta paura in molte di loro. 
Mentre c'è la coscienza del rischio nella denuncia ma anche la rivalsa, in molte altre.
Gli uomini alcune volte, dimostrano malamente il loro "amore" per la compagna e per i figli. Minacciano, picchiano, hanno rapporti violenti e credono, forse si illudono, che questo significhi voler bene, amare, proteggere la loro famiglia.
Come si può pensare questo, violentando e picchiando la propria moglie o i propri figli?
7 milioni di donne, giovani o meno, hanno subito.
115 le donne uccise nel 2014 in Italia.
67 uccise nella casa di famiglia.
Numeri che non lasciano dubbi su quanto sia ancora grande la portata del problema.
I piani antiviolenza regionali e provinciali sono una buona alternativa per coloro che devono essere aiutate, ma ci accorgiamo dai numeri che ciò non può bastare.



La data del 25 novembre ricorda l'uccisione di tre sorelle avvenuta nel 1960, nella Repubblica Domenicana, solo perché considerate rivoluzionarie e vuole tenere alta l'attenzione sulle bambine indiane che giornalmente vengono stuprate e uccise e su tutte coloro, nel mondo, che subiscono comunque violenza.


Dobbiamo dare la nostra solidarietà e affetto a chiunque si trovi in questa emergenza, non sottovalutando mai i rischi che ognuna di noi, può correre.

Finisco con una frase che trovo perfetta. L'ha detta Kofi Annan:

"La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace." 












lunedì 23 novembre 2015

D. Carrisi: La donna dei fiori di carta.




Ho riletto in questi giorni un libro che mi era piaciuto molto e che vi suggerisco. 
Il titolo non fa trasparire l'alone di morte che lo pervade, ma risulta anzi lieve, come del resto poi è la storia che si dipana in ambienti e con personaggi al limite della realtà.

Il libro inizia sul Monte Fumo, teatro di una delle tante battaglie della Prima Guerra Mondiale. 
Jacob Roumann è un medico austriaco che accompagna i soldati feriti al loro ultimo viaggio. 
Una sera, arriva un prigioniero italiano. Di lui è importante scoprire l'identità per poter effettuare uno scambio con il nemico. Jacob cercherà di carpirne quindi il nome ma, alla fine, otterrà molto di più.
Il racconto che ne verrà fuori è avventuroso ma parte da tre domande che dovranno svelare un segreto: 
Chi è Guzman? Chi sono io? E chi era l'uomo che fumava sul Titanic?
Così nel buio di quell’antro gelido e alla vigilia della fucilazione, trovare queste risposte diventa per Roumann una vera e propria ossessione, un modo per evadere da quella trincea e dalla guerra.
Il racconto dell'italiano riesce a fargli dimenticare la situazione che sta vivendo, la nostalgia della sua casa vuota (perché la moglie lo ha abbandonato), e la paura di non sopravvivere alle bombe.
Le parole del soldato lo trascinano e lo appassionano (come del resto succede al lettore) facendolo partecipe di una storia affascinante, piena di personaggi incredibili e a volte, impossibili.
Questo libro è un inno alla voglia di raccontare storie e ascoltarle, che si sta un po’ perdendo in questa società frettolosa e sempre più legata a nuove tipologie di comunicazione; è quindi insolito e avvincente.
Il libro non è recentissimo perché è uscito nel 2012, ma secondo me vale la pena di cercarlo e leggerlo, soprattutto se siamo inclini ad appassionarci alla scoperta di mondi e situazioni veramente lontani dalla nostra realtà quotidiana.



























sabato 21 novembre 2015

La zia Alice. Poesia.




La sera
quando tornavo dalle mie camminate
il viottolo polveroso
mi aspettava e mi riportava a casa
nell’ombra ormai del sole scomparso.
Arrivavo e salivo quei gradini
stanca, sola, e nella mente c’erano ormai
le immagini sfocate del giorno
i sassi, i bucaneve, qualche farfalla.
La zia era lì
immagine pietosa di una donna
sfiorita e piegata dal tempo.
La cena, la lettura, un’opera da ascoltare
quando ne aveva voglia,
oppure un’escursione furtiva
nella grande soffitta della casa
ambiente misterioso e colmo di sorprese.
Ogni anno la vedevo, la zia,
e sempre l’immobilismo delle abitudini
mi coglieva di sorpresa e mi rassicurava:
ecco, accadrà di nuovo,
sarò ancora un’immagine indistinta
ma preziosa per lei
che senza figli, come un’accattona,

cercherà in altri ciò che non ha.