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martedì 23 aprile 2019

E’ in Svezia il primo centro commerciale di oggetti riciclati.





Aperto nel 2012 si trova a Eskilstuna (cittadina di 60 mila abitanti vicino a Stoccolma, in Svezia)
 ed è l’unico esperimento così in Europa: 50 i dipendenti che si occupano di selezionare e aggiustare i prodotti portati dai cittadini che poi vengono messi in vendita.
La struttura consiste in 5.000 mq, un ristorante, 15 negozi e una caffetteria: a vederlo sembra un centro commerciale, di medie dimensioni, come tanti altri.
In un Paese come la Svezia che è considerato uno dei più attenti all'ambiente tanto che, secondo gli ultimi dati, viene riciclato ben il 99% dei rifiuti domestici, Eskilstuna dimostra di essere una punta di diamante nel settore.
Tutti i vecchi oggetti, invece di essere buttati via, vengono portati in questo centro commerciale speciale e i prodotti giudicati riciclabili vengono lasciati in negozio per eventuali riparazioni e poi messi in vendita. Il resto invece viene portato al centro di raccolta differenziata accanto allo store.
Il centro Retuna non si concentra solo sull’attività di manutenzione degli oggetti e vendita, ma è attivo nel campo della diffusione di una cultura di riduzione dell’impatto ambientale dei consumi. Retuna vuole essere sempre più il luogo dove i clienti imparano a riciclare nel modo corretto, a fare upcycling, a progettare eco-design, integrando la cultura a una Retail experience diversa e consapevole.
Per questo vengono organizzati settimanalmente tour di visita del centro con approfondimenti della filosofia e del modello. Periodicamente si svolgono incontri, workshop ed eventi di condivisione e sensibilizzazione ed è stato lanciato anche un corso annuale di “design del riciclo”.
E’ un’iniziativa no-profit, ad esempio alcuni negozianti utilizzano parte del proprio spazio come laboratorio per la riparazione degli oggetti, altri usano laboratori esterni. Anche la scelta dell’assortimento è totalmente libera: alcuni vendono solo prodotti usati, altri ne inseriscono di nuovi, anche se soprattutto prodotti eco-sostenibili certificati.





martedì 9 aprile 2019

Un thriller carico di suspense: La paziente silenziosa.





Alex Michaelides, nato a Cipro nel 1977, ha studiato Letteratura inglese all'Università di Cambridge, Psicoterapia e Cinema all'American Film Institute di Los Angeles. 
Ha scritto le sceneggiature di vari film, tra cui "La truffa è servita" con Uma Thurman e Tim Roth. Ha lavorato per un periodo in un'unità psichiatrica sicura per adolescenti e questo gli ha permesso di conoscere da vicino le problematiche della mente umana.
Dice: "Alcuni dei ragazzi che erano lì hanno avuto una vita veramente dura e ingiusta, ma ciò che mi ha stupito è come avrebbero sempre risposto se avessero ricevuto il giusto tipo di assistenza nel giusto tipo di ambiente". 
La paziente silenziosa, il suo primo romanzo, è in corso di traduzione in 42 Paesi.

Il libro è in uscita in Italia nel mese di aprile e tratta una storia molto particolare che ci rimanda, rovesciandolo, al mito di Alcesti, la donna che decise di morire per salvare il marito. Un grande sacrificio ricompensato da un ritorno alla vita, da un lieto fine quindi che Euripide ci regala come in una favola.
Ma Alicia, la protagonista del libro di Michaelides, invece, vive una vita perfetta fino al momento in cui, un giorno,  al ritorno dal lavoro del marito gli spara in pieno volto più volte, uccidendolo.
Una volta rinchiusa in un ospedale psichiatrico si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi perciò di raccontare il perché di quel gesto.
Incuriosito da questa situazione lo psicologo criminale Theo Faber comincia a lavorare con lei sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. Arriva al Grove, la struttura psichiatrica sicura nel nord di Londra dove Alicia è stata ammessa dopo il processo per omicidio. 
Contro il parere dei suoi colleghi, Theo spinge a ridurre il dosaggio delle medicine di Alicia per aumentarne la lucidità. Le dà dei materiali per la pittura, pensando forse di poter comunicare attraverso l'arte, se non con le parole. I risultati non sono quelli che si aspetta.
Crede di poter penetrare in lei e farla parlare  e pensa che gli indizi per svelare i suoi segreti si trovino nel suo autoritratto, un dipinto intitolato Alcesti . 
Nel dipinto, Alicia dipinge se stessa "nei giorni successivi all'omicidio, in piedi davanti a un cavalletto e una tela, con in mano un pennello, è nuda .... le vene del vizio sono visibili sotto la pelle traslucida, cicatrici fresche su entrambi i polsi .... La vernice rossa gocciolante del pennello - o è sangue?"
Theo sa che c'è una ragione per cui Alicia ha intitolato la sua pittura come il mito greco, ma come si riferisce alla situazione di Alicia, quando è viva e suo marito è quello che è morto? Perché ha ucciso Gabriel quando, secondo i suoi vecchi diari, che appaiono nel romanzo, era l'amore della sua vita?

E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.