Uno
degli ultimi libri che ho letto, pur non recentissimo, s’intitola “Il convento
sull’isola” di Marco Polillo.
Non
conoscevo questo scrittore, ma come spesso mi accade quando entro in una
libreria, vengo attratta da una commistione di sensazioni dovute al titolo,
alla copertina, allo scaffale nel quale è posto un certo libro.
Questo
mi è successo quando ho deciso di acquistare questo volume della Rizzoli.
E’
un giallo, ormai avrete capito che li prediligo, piacevole da leggere, che
scorre bene ma con una certa rilassatezza di tempi quasi a ricordare che la
vita intorno ad un lago (in questo caso quello di Orta), ha ritmi più pacati
rispetto ai tripudi marinareschi.
E
allora in questa quiete cominciano a succedere strani furti soprattutto perché
interessano il convento di suore che è posto sull’isoletta, raggiungibile solo
con la barca che fa la spola. Ed è proprio con quella che il vicecommissario
Enea Zottìa, venuto da Milano, va a verificare la situazione, anche se poco
stimolato da un semplice furto.
Ben
presto però arrivano anche un paio di morti ed un alternarsi di indagini e di
storie di vita privata che si mescolano e rendono un po’ zuccherosa la storia
stessa.
A me
il libro è piaciuto nonostante tutto, mi ha rilassata e mi ha fatto sorridere
per alcune ingenuità (il gatto di Enea ci comunica i suoi pensieri).
Ne consiglio
quindi la lettura a coloro ai quali non piacciono i gialli truculenti o le
storie troppo noir, perché alcune volte un libro “tranquillo”, con cui passare
qualche ora, diventa un buon amico, ti fa compagnia e ti riconcilia con il
mondo molto più duro, che ci circonda.
Ciao, anche io la penso come te in quanto ai gialli: poca violenza e pochi "riconoscimenti facciali".
RispondiEliminaInvece si alle storie anche con omicidi, ovvio, ma non truculente e con l'investigatore di turno che usa la testa e non la fantascienza. Meglio Maigret o Miceli e l'ex giudice Petri che NCIS
Grazie del commento e della tua "amicizia"di lettore.
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