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mercoledì 27 maggio 2015

27 maggio 1993, strage via dei Georgofili. Firenze.



Nella notte fra il 26 e il 27 maggio del 1993 Firenze subì uno degli attentati più terribili pagando un tributo enorme. Morirono 5 persone e 48 furono i feriti oltre allo squarcio che si aprì nella città, con il crollo della Torre delle Pulci e il danneggiamento di molti edifici fra cui La Galleria degli Uffizi e Palazzo Vecchio.

La bomba scoppiò alle h.1,04 e io ricordo bene che la deflagrazione mi svegliò. Quell'anno faceva caldo e io dormivo già con le finestre aperte ed abitando non molto lontano, in linea d'aria, sentii bene lo scoppio e ingenuamente mi affacciai per guardare il cielo, pensando ad un tuono. Il cielo era sereno però e allora, l'idea che fosse saltato per aria un palazzo, mi venne in mente. Certo, però pensavo ad una esplosione dovuta al gas e non certo ad un attentato. 






Furono i vigili del fuoco che dopo ore di lavoro individuarono un cratere largo 4 metri e profondo 1 e mezzo e l'ipotesi della strage divenne realtà soprattutto quando si scoprì che l'esplosivo era stato messo dentro ad un furgoncino parcheggiato per strada e imbottito con 250 chili di tritolo, nitroglicerina, pentrite, miscela analoga a quella in via D'Amelio a Palermo.






Le indagini, grazie anche all'aiuto di alcuni pentiti, presero subito una piega precisa e furono attribuite a Cosa Nostra come risposta all'applicazione dell'articolo 41 bis della legge sull'ordinamento penitenziario, che prevedeva il carcere duro proprio per gli appartenenti ad organizzazioni mafiose.
Risultò inoltre che l'attentato era collegato ad altri quattro avvenuti a Roma e Milano, nello stesso anno e dopo il processo le condanne furono date a Provenzano (latitante), a Riina e Graviano.
Venne però alla luce che non erano stati attentati pensati solo dalla mafia ma in collaborazione con altre componenti che portavano ognuna, interessi diversi sulla politica.



Quella notte morirono quattro membri della famiglia Nencioni Fabrizio e la moglie Angela Fiume, le figlie Nadia e Caterina e uno studente di 22 anni, Dario Capolicchio nell'incendio di un palazzo vicino.
Molti furono i palazzi danneggiati oltre a quelli importantissimi già citati, la chiesa dei Santi Stefano e Cecilia al Ponte Vecchio, l'Istituto e Museo di Storia della Scienza oltre a numerose opere d'arte conservate in quegli edifici.

Dopo l'attentato, per restaurare e ricostruire furono spesi più di 30 miliardi di lire.


Oggi, come ogni anno, la commemorazione del fatto con il suono delle chiarine e il rintocco della Martinella nel centro storico della città, parenti delle vittime ed autorità in corteo.
 "Le bombe di Firenze, Milano e Roma, nel '92 e '93 furono una sfida alla democrazia e lo Stato di diritto, un tentativo di destabilizzare il Paese le cui cause e le cui conseguenze ancora non sono del tutto chiarite" ha detto il presidente del Senato, Piero Grasso.




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