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sabato 19 agosto 2017

Botero, il pittore extralarge.






«Sono sempre andato controcorrente. Ora c’è una vera dittatura culturale che sta distruggendo la pittura e la scultura. Andare contro l’egemonia di critici, curatori e galleristi non è forse rivoluzionario?».

Si esprimeva così uno degli artisti contemporanei ancora in vita che fanno segnare la maggior distanza tra critica e pubblico. Botero infatti, è amato in maniera incondizionata da gran parte del pubblico,  ma in realtà è guardato con sufficienza da molti critici, se non addirittura snobbato o respinto.




Nasce a Medellín il 19 aprile del 1932.
Nel 1952 vince, con l’opera “Sulla costa”, il secondo premio al IX Salone degli artisti colombiani, organizzato presso la Biblioteca Nazionale di Bogotá.  Decide quindi di investire il denaro del premio per un viaggio di studio in Europa.
Nel 1963 si trasferisce nell'East Side, ed affitta un nuovo studio a New York. È qui che emerge il suo stile plastico in molte delle opere di quel periodo , opere che si presentano con colori tenui e delicati. Si appassiona a Pieter Paul Rubens e diviene come lui un importante collezionista di opere d'arte, che più tardi donerà al museo di Bogotá che porta il suo nome.

Dopo vari spostamenti fra New York e ancora Bogotà, nel 1966 si trasferisce definitivamente a New York (Long Island), dove si immerge in un lavoro instancabile, cercando soprattutto di sviluppare l'influenza che Rubens stava via via assumendo nella sua ricerca, soprattutto sull'utilizzo delle forme plastiche.
Intorno ai primi anni '70 inizia a realizzare anche le sue prime sculture.



La caratteristica della sua pittura, ciò che lo ha reso famoso, è l'insolita dilatazione che subiscono i suoi soggetti, acquistando forme quasi irreali. E così nei suoi ritratti austeri, nei nudi privati di ogni malizia, nelle nature morte, dove è fortissimo il concetto di abbondanza, si percepisce altrettanto fortemente la dolcezza delle forme, così come nelle sue corride, nei suoi giocolieri è altrettanto percepibile un senso di nostalgia e smarrimento che cattura il cuore di chi le osserva.





In Italia trova un ambiente accogliente e stimolante a Pietrasanta in Toscana, vicino alle cave di marmo. In questa cittadina lavora, lascia testimonianze importanti come statue dislocate nelle piazze e due affreschi nella chiesetta di Sant’Antonio Abate dove raffigura, nelle due pareti laterali, l’Inferno e il Paradiso.







Tutte le opere di Botero devono ancora superare la prova del tempo.
Lui è ancora vivente e quindi solo tra qualche decennio potremo capire se  ha qualcosa da dire anche alle future generazioni di artisti e collezionisti oppure se è stato un nostro abbaglio culturale.
Personalmente guardo sempre con molto piacere le sue mostre. Sono attratta dall’opulenza delle figure e degli oggetti e mi diverto nell’osservarli come se li stessi guardando dietro una lente d’ingrandimento.