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domenica 4 giugno 2023

ISTANBUL

Sono stata in viaggio, nel periodo di Pasqua, nella bellissima città di Istanbul. Molti giovani e una varietà enorme di culture e modi di vivere e di porsi, la caratterizzano pienamente, come lo sviluppo dell'architettura e gli ambiziosi progetti per la soluzione della congestione del traffico che sono stati in parte risolti con la costruzione di tunnel sottomarini per auto e metropolitana. Meravigliosa con le sue moschee e straripante di turisti che arrivano da tutto il mondo. Anche l'aeroporto si è adeguato in questi anni ed è uno dei più grandi e con il maggior numero di sbarchi giornalieri, un volume di traffico quindi previsto in crescita nei prossimi anni. Città che offre un mix di Oriente e Occidente, di veli e minigonne, una fusione fra est e ovest che meraviglia e affascina.

mercoledì 8 dicembre 2021

JEFF KOONS in mostra a Firenze.


 

"Rabbit" serie del 1986




"SHINE"  è il titolo della mostra che Jeff Koons presenta a Palazzo Strozzi di Firenze fino al 30 gennaio 2022.
Confesso che non ero interessata alla visita ma una mia cara amica mi ha offerto un biglietto e il percorso guidato insieme a lei, pertanto mi sono decisa ad affrontare questo controverso autore anche se con molte riserve personali.
Certamente non posso dire niente di negativo sull'allestimento. 
Palazzo Strozzi perla fiorentina, fa da stupenda cornice alle opere dell'artista e anzi, sembra uscirne vincente questa volta più che in altre manifestazioni, data la maniacale precisione e sintesi presente nelle sale con pochi pezzi, spesso monumentali e con il respiro ampio lasciato al visitatore che dalle finestre percepisce quell'apertura sull'architettura, che contrasta proprio con le opere presentate.
 
Riprendo dal pieghevole della mostra il significato della parola chiave SHINE come concetto di "lucentezza inteso come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, essere e apparire".
In sostanza l'autore ci vuole spettatori meravigliati dalla grandezza e dalla lucentezza delle sue opere. Noi dovremmo ogni volta entrare dentro alle sculture perché queste ci riflettono come uno specchio, presentandoci sempre come un positivo/negativo della realtà.
Ogni scultura progettata da Koons riproduce in modo gigantesco quella che lui definisce come arte minore e che in realtà non lo è perché fa parte del nostro vissuto. La monumentalità quindi, assegna ai piccoli oggetti che abbiamo in casa, un'importanza diversa. Pensiamo che molte opere rappresentano in dimensioni mega, piccole statuine, oggetti che teniamo sui mobili di casa o accanto ai televisori quasi a voler ingentilire l'arredamento che abbiamo scelto e con il quale conviviamo giornalmente.
Ecco allora quello che scrive ancora: "Il lavoro dell'artista consiste in un gesto con l'obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un'immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore.  E' qui che avviene l'arte".

Parliamo ora per un attimo dei materiale usati per le opere. E' quasi tutto acciaio inossidabile colorato e trattato in modo che le forme rispecchino pedantemente le pieghe che assumono nella realtà i veri materiali e il loro riflesso perfetto, senza nessuna interferenza. 
La carta del cuore rosso che troviamo nella prima sala oppure la plastica dei palloncini che si possono gonfiare come il cagnolino, hanno una resa decisamente perfetta. Non sembrano in acciaio e qui va apprezzato il lavoro delle maestranze che, sotto la guida meticolosa e a volte un po' stravagante dell'autore, mettono tutta la loro sapienza e pazienza nel trattare questo materiale con una capacità magistrale.





Ecco ora però la mia modesta critica. 
Koons è americano in tutto e per tutto. Ha una mentalità sicuramente moderna e innovativa ma che in realtà si rifà anch'essa ad artisti che già nei primi anni del 900 avevano innovato l'arte con una ventata ed una rivoluzione impensabile fino a
poco prima (pensiamo ad esempio alle ruote di bicicletta montate su sgabelli o l'orinatoio trasformato in fontana sempre di Marcel Duchamp oppure ai fumetti di Andy Warhol e non ultimo Salvator Dalì).
Quindi niente di nuovo sotto il sole se non nei materiali così presentati. Ma purtroppo, e qui forse io cado un po' nel nostalgico, l'artista è colui che fa, non solo progetta l'opera ma prende tela e pennelli oppure marmo e scalpello e crea qualcosa di suo facendolo personalmente. Pittori e scultori che noi amiamo e vediamo nei tantissimi musei del mondo hanno prodotto "manufatti"(fatti con le loro mani) che sono capolavori incredibili. 
Jeff Koons no. Lui ha un'idea. La presenta a chi poi dovrà realizzarla, ma non fa altro. Neppure i dipinti che si vedono in un paio di sale sono stati fatti da lui ma da un gruppo di seguaci, allievi, che copiano le sue idee e poi le realizzano.


Quando sono uscita ieri mattina le mie convinzioni sul fatto che questa mostra fosse solamente l'ostentazione di opere per ricchi e a loro dedicate si è consolidata. 
Il valore di ciò che è presente a Strozzi in questa mostra è quasi inimmaginabile. Koons è l'autore con il più alto valore pagato per una sua opera all'asta: da Christie's nel 2019 proprio con quel Rabbit raggiunse il valore record di 91,1 milioni di dollari!
Non saltate sulla sedia dopo aver letto questa cifra, ma indignatevi pure, perché a me onestamente fa questo effetto.
Eppure l'autore ci dice che rappresentando questi umili oggetti si avvicina a noi altrettanto umili consumatori, e che l'acciaio è un materiale povero, quello delle nostre pentole. 
Ma quale abisso c'è poi fra quei lavori e noi? Andiamo lì a vedere queste opere e ci sentiamo piccoli piccoli e bistrattati ma certo, non tutti hanno avuto come compagna Cicciolina.


 



martedì 16 novembre 2021

L'INFINITO DUBBIO FRA ESISTENZA E VITA.


 


Lo scrittore Oscar Wilde disse che:

"Per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più"

Ecco quindi che con queste poche parole si può comprendere che "esistere" non è sufficiente, ma che per avere una vita che ci appassioni e che ci lasci dei segni, occorre "vivere" nel bene e nel male.

Alcune volte sono proprio le tragedie che ci fanno scattare nella mente una diversa consapevolezza della nostra vita; se abbiamo la forza e il coraggio di affrontare lo scorrere del tempo e di riappropriarci di noi, la vita riaffiorirà catturandoci.

Così, provando sentimenti ed emozioni, viviamo pienamente la nostra  vita e ogni secondo sarà poi un ricordo prezioso che tornerà, nell'andare avanti dell'età, allo scopo di riempire le nostre giornate.

Cosa sarebbe la mia vita ora che sono sola, ora che ho perso la parte più importante del mio essere? Certamente la solitudine mi accompagna quotidianamente e non manca il dolore per la perdita perché anche questo sta dentro al grande gioco del vivere. Ma i miei pensieri sono pieni di lui, del suo amore, di ciò che mi ha lasciato con la sua sensibilità ed arte, di tutte le esperienze che abbiamo condiviso.

Se fossi soltanto esistita e non avessi vissuto, dalle mie mani filtrerebbe la sabbia e non rimarrebbe neppure un granello. 

sabato 13 novembre 2021

NELL'ARTE POSSIAMO RITROVARE NOI STESSI.






Tiziano Terzani sapeva interpretare l'animo umano a tal punto da riconoscerne la sua pochezza se esso è povero. 

Povero di interessi, di sensazioni, di immagini.

L'arte riempie questo gap e ci illumina anche se non ce ne accorgiamo, dandoci l'occasione di ammirare la vita non solo con lo scorrere quotidiano del tempo ma soprattutto riempiendo questo tempo di valori eterni.

Bello ascoltare un brano musicale e percepirne le vibrazioni a tal punto da essere costretti a piangere. Guardare un quadro o una scultura e rimanerne incantati a tal punto da farne parte intimamente, sentirsi uno dei personaggi e gioire o soffrire con lui. Ammirare un castello e immaginarci cortigiani in quel momento storico che ormai non ci appartiene ma ci affascina ancora.

Bisognerebbe sempre essere curiosi come i bambini e porsi domande su domande per arrivare ad una conoscenza meno piatta e legata ad individualismi che niente hanno a che fare proprio con l'Arte, quella con la A maiuscola, quella che ci abbaglia e ci consola.

Andiamo allora nei musei, ora che sono di nuovo godibili. Questo inverno, in Italia, verranno presentate mostre di grande spessore e mi auguro davvero che siano per molti uno stimolo a muoversi e a fruire di questo patrimonio che per fortuna un virus non può annientare.









 

giovedì 3 giugno 2021

 

Sono tornata dopo il mio lutto.



Oggi e soltanto in questo momento ho ripreso a scrivere.

Non è stata la pandemia che mi ha allontanato dal blog. Non è stato il vuoto che a volte ci riempie per paura di scrivere. 

E' stato piuttosto un corto circuito della mia mente innescato dalla malattia di mio marito. Un marito che ora non c'è più, morto dopo lunga malattia come si scrive sempre quando non si ha il coraggio di nominare quella bestia che è il "cancro".

Una devastazione fisica e mentale che mi ha completamente assorbito perché io volevo esserci ma solo per lui.

Per un anno e mezzo io e lui abbiamo vissuto una simbiosi di amore, un indimenticabile lungo momento che ci ha avvicinato ancora di più se possibile. Le giornate costellate di angoscia che dovevano trasformarsi in un lento momento di quiete per farci respirare insieme e per dare modo, ad entrambi, di abituarsi all'idea della fine. Le nottate che erano sempre più lunghe e insonni ma cariche di attenzioni e carezze.

Ora è tutto terminato anche se ho qui davanti a me la sua immagine sorridente sul desktop del suo computer che tengo acceso mentre scrivo sul mio, solo per vederlo in una dimensione quasi reale. E' finito ma non del tutto, lui c'è e anche se non materialmente mi affianca nella mia nuova vita piena di responsabilità e pensieri.

Ecco, e con oggi forse riuscirò a fare ancora mio questo spazio dimenticato a lungo e che è anche un po' vostro, con gli occhi e lo spirito di chi legge. 

Mai titolo è stato più veritiero di questo che avevo scelto quando ho iniziato a scrivere. Le difficoltà vanno superate, sempre, anche quando meno te lo aspetti.



domenica 8 settembre 2019

La morte non è niente. Henry Scott Holland.




“La morte non è niente”
poesia di Henry Scott Holland


Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non
piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.”

giovedì 13 giugno 2019

Premio Strega per la Letteratura 2019.







Come nasce e cos'è.


Siamo nel 1947 e nel salotto letterario di Maria e Goffredo Bellonci nasce, con il contributo di Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del Liquore Strega (da qui il nome) il Premio Strega.
Il primo a vincerlo fu Ennio Flaiano, con il suo “Tempo di uccidere”, e negli anni molte delle opere che hanno ricevuto il premio sono diventate colonne portanti della letteratura contemporanea, (ricordiamo “Il nome della rosa” di Umberto Eco,  “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, “La bella estate” di Pavese, “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg). Così nei decenni il concorso ha acquisito sempre più valore, fino ad essere oggi considerato il più importante premio letterario italiano.

Sinteticamente si svolge così: il riconoscimento viene assegnato ogni anno ad un autore o autrice di un libro pubblicato in Italia tra il primo Aprile dell’anno precedente e il 31 Marzo dell’anno in corso.
La scelta del vincitore è affidata a un gruppo di quattrocento uomini e donne di cultura chiamati “Amici della domenica”, a cui si aggiungono da qualche anno a questa parte, sessanta “lettori forti” -che ruotano ogni anno- e quindici gruppi di letteratura costituiti da scuole, università e istituiti italiani di cultura all’estero.

Tramite una votazione si arriva ad una cinquina di finalisti fra i quali poi viene proclamato il vincitore il primo giovedì di Luglio nel ninfeo di Villa Giulia a Roma.

Ecco l’elenco dei libri più votati di questo anno.

In cinquina:

Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo (Bompiani), proposto da Francesco Piccolo – 312 voti;
Benedetta Cibrario, Il rumore del mondo (Mondadori), proposto da Giorgio Ficara – 203 voti;
Marco Missiroli, Fedeltà (Einaudi), proposto da Sandro Veronesi -189 voti;
Claudia Durastanti, La straniera (La nave di Teseo), proposto da Furio Colombo – 162 voti;
Nadia Terranova, Addio fantasmi (Einaudi), proposto da Pierluigi Battista -159 voti.

Rimasti fuori dalla cinquina ci sono:

Paola Cereda, Quella metà di noi (Perrone), proposto da Elisabetta Mondello -133 voti;
Eleonora Marangoni, Lux (Neri Pozza), proposto da Sandra Petrignani- 127 voti;
Mauro Covacich, Di chi è questo cuore (La nave di Teseo), proposto da Loredana Lipperini-  126 voti;
Valerio Aiolli , Nero ananas (Voland), proposto da Luca Formenton – 109 voti;
Cristina Marconi, Città irreale (Ponte alle Grazie), proposto da Masolino d’Amico – 94 voti;
Marina Mander, L’età straniera (Marsilio), proposto da Benedetta Tobagi – 89 voti;
Pier Paolo Giannubilo, Il risolutore (Rizzoli), proposto da Ferruccio Parazzoli – 73 voti.

La finale dell’edizione 2019  è in programma giovedì 4 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.