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sabato 4 luglio 2015

Laura e la sua eutanasia.



Oggi parlerò di un argomento scomodo: l'eutanasia.

Ne scrivo perché ho letto la notizia di una ragazza di 24 anni, sana nel corpo ma con innumerevoli problematiche psicologiche tali da procurarle una depressione autolesiva con tendenze ripetute al suicidio che, in Belgio, ha chiesto di porre fine alla sua vita.
La storia che ha minato l'esistenza di questa ragazza è sicuramente devastante. Padre alcolizzato e violento, genitori separati, va male a scuola e vive gli ultimi tre anni in istituto psichiatrico, ripetuti tentativi di togliersi la vita. 

Ecco che quindi, in uno stato che prevede dal 2002 l'eutanasia per adulti e dall'anno scorso anche dei bambini, Laura (nome di fantasia) ha scelto di porre fine alla sua esistenza e questo succederà nel prossimo mese.


Eutanasia è un termine greco che vuol dire buona morte  e proprio lì nella Grecia antica riscuoteva di una buona considerazione perché si supponeva che ognuno fosse libero di disporre della propria vita.

Esiste un'eutanasia passiva quando il medico non pratica più le cure che servono a tenere in vita il paziente ed un' eutanasia attiva  quando invece è proprio il medico direttamente a causare la morte del malato.
C'è poi il suicidio assistito cioè l'atto autonomo di porre termine alla propria vita compiuto da un malato terminale in presenza o con i mezzi forniti da un medico.

Non so quali siano i vostri pensieri in materia e certamente sono di difficile soluzione perché vanno a colpire ciò che di più profondo e bello abbiamo nell'animo: la vita.
Vi dico cosa penso io e non me ne voglia chi non è d'accordo. E' verissimo che togliere la vita a qualcuno è un atto la cui ponderazione sembra non bastare mai, ma io alcune volte penso a quale vita possiamo trovarci a vivere grazie ad una malattia incurabile o altro di estremamente grave. 
Partendo dal presupposto che ogni individuo reagisce ai problemi dell'esistenza in modo diverso, riesco ad entrare nell'animo di colui/colei che non ce la fa, che non accetta più di soffrire senza speranza, che non vede più nessuno scopo in una vita totalmente dipendente da macchine o persone.

Quale dignità c'è in quella vita?
Nessuna ritengo, ed è per questo e solo per casi particolari che trovo l'eutanasia una degna soluzione al problema.
Quando un individuo prega chi gli sta vicino di aiutarlo a farla finita non credo che ci siano altri scopi nascosti da cercare se non l'idea di avere finalmente quella pace che si è persa.
L'uomo è attaccato alla sua vita, sempre, ma quando la vita stessa non è più percorribile credo che si debba avere la possibilità di scegliere.
E questo, è per me, proprio il rispetto della dignità di ognuno.










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