Giovanni Boldini
Lo
zio
Avevo
uno zio abbastanza strano.
Sempre
ben vestito
un
po’ rétro magari, con le sue giacche
ed
i pantaloni sempre perfetti.
Veniva
così anche al mare
ma
non sulla battigia
solo
sotto la terrazza del bagno
e
lì, col suo cagnetto inseparabile,
leggeva
o scriveva,
portando
un brillante all’anulare.
Fumava
col bocchino
e
il bagnino lo guardava spesso
con
un misto di ammirazione e presa
in
giro bonaria
perché
era così e nessuno lo cambiava.
Mi
chiamava Sonietta
per
non scambiarmi con l’altra
e
mi dava una pacchetta in testa se
nuotavo
bene.
Poi
si alzava
e
quando era la sua ora
fuggiva
letteralmente
col
giornale arrotolato sotto il braccio.
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