Sono sicura
che tutti ricordate il libro e poi il film “Fahrenheit 451” nel quale, in un
futuro posteriore al 1960, si descrive una società distopica nella quale
leggere e possedere dei libri è considerato un reato e quindi per contrastare
ciò, viene creato un apposito corpo dei vigili del fuoco impegnato a bruciare
ogni tipo di volume.
Mi ricollego a
questa trama perché in Italia da un po’ di tempo assistiamo ad un fenomeno
quanto mai particolare. Ci sono movimenti Pro-Life e l’agguerrito Family day
che stanno cancellando dalle biblioteche scolastiche testi nei quali, si
afferma, si potrebbero ritrovare pensieri “gender”.
Sono libri per
bambini nei quali si parla della realtà che oggi viviamo e che, in modo molto
semplice parlano ai ragazzi di ciò che li circonda: famiglie con due mamme,
famiglie adottive o affidatarie, famiglie multirazziali, famiglie dove vivono
bimbi sani ma anche disabili, insomma tutto ciò che giornalmente circonda la
vita dei nostri ragazzi. Questi movimenti vogliono difendere i propri figli a
colpi di spugna, cercando di cancellare la vita reale a favore di stereotipi
che la scuola invece deve combattere.
Alcuni di
questi libri incriminati, graziosi nelle storie e graficamente di qualità
grazie a disegnatori professionisti quali ad esempio Altan, sono stati additati
addirittura per istigazione a comportamenti scorretti.
A Venezia il
neosindaco Brugnaro ha già preparato la lista dei libri da eliminare dalle
biblioteche di primarie e scuole dell’infanzia, mentre a Trieste, dove si
voleva introdurre nelle classi il “Gioco del rispetto” (un percorso educativo
basato proprio sull’educazione di genere e
quindi no gender, cioè sul rispetto delle differenze, dei sessi e il superamento
degli stereotipi) le psicologhe autrici del gioco sono state prese di mira con
accuse decisamente fuori luogo.
Perché, ci si
chiede, s’innesca una battaglia su qualcosa che in realtà nelle scuole non è un
problema?
La teoria “dei
gender” non trova nelle programmazioni didattiche degli insegnanti, contenuti
che possano far preoccupare i genitori, anche se ripeto, la scuola deve
abituare i ragazzi a riflettere proprio sulle differenze, rispettandole.
E’ il nostro
compito di docenti, formare animi e menti per un futuro accogliente e non
istruire persone che possono pensare che distruggere un libro, bruciarlo, sia
sintomo di crescita.
Queste
chiusure mentali nei confronti degli altri non risolvono i problemi della
nostra società, ambiente molto variegato e in continuo mutamento, ma possono
diventare abitudini pericolose e nelle notizie che quotidianamente ci giungono,
ci sono già dei presupposti che fanno riflettere.
Vi
riporto qui sotto un articolo di Laura
Palazzani del 20 marzo 2010 che spiega
molto bene, secondo me, che cosa sia “la teoria gender”:
“Non è per ossequio alla lingua inglese che il titolo del
volume di Giulia Galeotti
Gender-Genere. Chi vuole negare la differenza
maschio-femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica (Vivere in, 2009) riporta, accanto a "genere"
la parola gender.
È, invece, una indispensabile precisazione linguistica.
Il termine “genere” è solitamente usato per
distinguere in grammatica tra “femminile” e maschile"; ma "genere" è anche una categoria
concettuale che raggruppa individui con proprietà simili (si usa per indicare
il "genere umano"). Eppure vi è un terzo significato di
"genere", che si può cogliere solo richiamandosi all’originario significato
nella lingua inglese, in contrapposizione a sex: sex indica
la differenza fisica uomo/donna; gender fa riferimento
all’identità sessuale quale prodotto di una costruzione sociale e autodeterminazione individuale.
Le teorie gender, riprendendo una
nota frase di Simon de Beauvoir "donne non si nasce, ma si diventa",
introducono l’idea che il sesso che "siamo" può non coincidere con il
"genere" che possiamo divenire. In altri termini: possiamo nascere
donne e divenire uomini o, viceversa, possiamo nascere uomini e divenire donne.
Insomma, la natura è irrilevante: ciò che conta è come ci "sentiamo"
e soprattutto come "vogliamo" essere.
Se poi
qualcuno fosse curioso, magari perché ha figli piccoli, di scoprire cosa c’è
scritto in questi libri incriminati vi scrivo alcuni titoli:
Piccolo uovo
Il matrimonio
dello zio
Il mio primo
giorno in Italia
Il grande
libro delle famiglie
Piccola storia
di una famiglia
Tante famiglie
tutte speciali
e poi il link per sorridere, cioè come Facebook
ironizza su questa tendenza:
Nessun commento:
Posta un commento