sito internet

sabato 11 aprile 2015

Trapianto di "testa" umana. C'è già la prima cavia.



Si chiama Valeri Spiridonov ed è un trentenne russo che fa il programmatore informatico.
La sua vita è ormai una progressiva sofferenza senza speranza perché è affetto da una malattia degenerativa cioè una forma di atrofia muscolare spinale (malattia di Werdnig-Hoffmann) che lo costringe a stare in una sedia a rotelle dall'età di un anno impedendogli di vivere normalmente.
Le sue condizioni muscolari stanno peggiorando velocemente fino a non avere più possibilità di vita, così il giovane ha preso una decisione ed ha contattato il chirurgo torinese Sergio Canavero, per iniziare a prendere accordi sulla possibilità di fare questo intervento, giudicato però da gran parte della comunità scientifica, senza alcuna possibilità di successo.
Spiridonov però non è d'accordo ed intende andare avanti e lo ha dichiarato pubblicamente sia alla TV in lingua inglese Russia Today sia al tabloid Komsomolskaia Pravda.

Secondo il giovane "questa è una eccellente opportunità" che potrà creare una base scientifica per le future generazioni "a prescindere dal risultato". Dice inoltre di essere un materialista, di non credere in Dio, ma di ritenere che, se esistesse, dovrebbe augurarsi solo il bene per ogni persona.

La madre, Victoria, non solo approva ma dichiara di essere "persino contenta" di questa decisione del figlio.

Il chirurgo paragona l'intervento all'esplorazione spaziale dichiarando che i primi astronauti sono partiti per lo spazio con discrete chance di morire, quindi vale la pena tentare.

Non sto qui a descrivere il tipo di intervento pensato ma vale la pena riflettere sulla situazione.
Ho già scritto in un altro post della possibilità di usare cuori per trapianto di persone già morte. Io sono molto d'accordo su questo tipo di sperimentazione. 
Il trapianto di una testa intera però mi lascia un po' più perplessa. Certo, la medicina deve sperimentare per poter offrire sempre più possibilità di vita a chi soffre. Se solo pensiamo lo scalpore che suscitò il primo trapianto di cuore nel 1967 fatto dal chirurgo Barnard non possiamo far altro che vedere come una nuova sfida questa pensata da Canavero.
Auguriamoci che, comunque vada, possa dimostrarsi davvero una nuova frontiera della chirurgia e che ciò non porti mai ad aberrazioni e sperimentazioni senza controllo.









Nessun commento:

Posta un commento