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giovedì 22 febbraio 2018

Torta al latte senza lievito.





Torta al latte senza lievito è una torta cremosissima, facile da preparare, che ha la consistenza simile ad un budino. 
E' pronta in poco tempo e se volete potete aggiungere anche le mele  oppure mangiarla così normale spolverizzata di zucchero a velo. 
È molto buona ma se dovesse avanzare, potete metterla in frigo per un paio di giorni in modo da avere un'ottima conservazione!

Ingredienti:
500 ml Latte
160 g Farina
120 g Zucchero
4 Uova
Scorza di limone
2 cucchiai Rum
Zucchero a velo

Ingredienti per una tortiera da 20/22.

Mettete in una ciotola le uova intere, la scorza di limone grattugiata e lo zucchero e montateli con le fruste elettriche fino ad ottenere un composto spumoso e biancastro.

Unite la farina e mescolate in modo da non avere grumi.

Unite anche il latte e il rum a temperatura ambiente e, quando saranno amalgamati al resto degli ingredienti versate il composto in una teglia imburrata o coperta di carta forno.

Mettete a cuocere la torta al latte in forno preriscaldato a 180° per 1 ora circa.

Sfornate e lasciate raffreddare.

Spolverizzate di zucchero a velo.

VARIANTI E CONSIGLI.

1) Potete sostituire il rum con essenza di vaniglia o con una bustina di vanillina.

2) Potete servire la torta al latte tiepida o fredda.

3) Potete aggiungere 50 grammi di cacao amaro, togliendo il corrispettivo peso della farina, per farla al cioccolato.





mercoledì 21 febbraio 2018

La forma dell'acqua - Recensione del film





“Se vi parlassi di questo, che cosa vi direi? Vi metterei solo in guardia su una storia di amore e perdita. E sul mostro che voleva distruggere ogni cosa.”

e ancora

 “Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque.”


Sono frasi del film che ci immergono in una storia che parla d’amore in modo un po’ favolistico ma che, per la sua snellezza di toni, riempie il cuore di quel sentimento che sembra tanto scontato, ma non lo è affatto, sulla tolleranza e sul rispetto per il diverso.

E questo amore nasce proprio fra “diversi”. Lei muta per aver subito il taglio delle corde vocali da piccola, lui una creatura anfibia metà uomo metà pesce, imprigionato in un laboratorio governativo segreto.
Inevitabile quindi che due esseri che si percepiscono diversi si comprendano e si attraggano nel momento in cui l’uno accetta l’altro, per quello che è, e niente più.
Una storia che si srotola in modo abbastanza lineare con il desiderio di lei di aiutare e salvare lui, un po’ come in un bel sogno dove tutto alla fine si compone nel modo giusto, con la punizione del cattivo e il trionfo dell’amore far i due protagonisti.

Belle le scene, poco pretenziose ma efficaci e particolarmente gradevole è la musica che diventa parte integrante del film e ne colma spazi dedicati a dialoghi silenziosi fra i due personaggi.

Un film che mi è piaciuto e che mi sento di consigliare a chi ancora non lo avesse visto. Entri in una magia dai tempi lenti e meditati che portano all’amore (non solo il sesso che si fa avanti nel film più volte) ma quello dolce del sentimento più puro possibile.


Colonna sonora: Elisa's Theme












domenica 4 febbraio 2018

Assassinio sull'Orient Express edizione 2017




Assassinio sull’Orient Express rimane uno dei libri più famosi fra quelli scritti da Agatha Christie.
Dopo la produzione cinematografica del 1974 di Sidney Lumet, con un cast eccezionale e di conseguenza con un prodotto intelligente e dal taglio tradizionale, oggi un attore, Kennet Branagh (nella parte di Poirot), diventa anche autore e ripropone il giallo con un altrettanto cospicuo cast.
Così, in un film dall’organizzazione corale, gli attori (Johnny Depp, Daisy Ridley, Penélope Cruz, Josh Gad, Michelle Pfeiffer, Derek Jacobi, Judi Dench, Willem Defoe) interpretano i vari ruoli cercando di avere un peso di rilievo nonostante la brevità delle loro apparizioni.
L’inizio e la fine del film si discostano dalla versione precedente, così lo sceneggiatore (Michael Green) ci fa conoscere Poirot fin da subito come abile detective e conclude la storia disponendo i personaggi in una sorta di tavolata da “ultima cena” dentro una galleria ferroviaria.
Altra discordanza dal precedente film sono certe scelte operate nell’inquadratura dall’alto del morto o di alcuni sospettati, oppure nella valanga che colpisce il treno ma che ne fa deragliare anche la locomotiva, e in generale su una diversa sensazione di pathos conseguente agli interrogatori.
In alcuni momenti si svela anche un Poirot più fragile, che pensa di non essere all’altezza e dialoga con la foto di una donna, forse amata nel passato.
Il mio giudizio su questa opera è abbastanza positivo. Non era facile combattere una scrittrice famosa e un regista che aveva fatto un piccolo capolavoro; Branagh ci ha provato e ha fatto un prodotto dignitoso e piacevole.

Consiglio? Andate a vederlo e ditemi cosa ne pensate.


L'ultimo libro di Vichi non mi è piaciuto.




Il commissario Bordelli mi è sempre piaciuto quindi, appena il libro è uscito, ho pensato di prenderlo.
La lettura però si è dilungata tantissimo, un po' lo leggevo e un po' lo lasciavo alternandolo con un altro libro.
La critica che mi sento di esprimere parte dallo stile narrativo usato che si è fatto lentissimo in questa avventura del commissario.
Si parla "troppo" dei moti studenteschi del '68, delle reminiscenze di guerra e in tutto ciò s'intersecano (ma quasi fossero cose secondarie) le morti di alcune persone delle quali però Bordelli sembra rimanere ai margini. 
Mentre leggevo il trascorrere di inutili giornate nelle quali il commissario non pensava ad altro che fare passeggiate, cogliere la primavera in arrivo, guardare le gambe delle giovani studentesse, mi chiedevo dove fosse finita la bellezza delle storie precedenti e come mai l'autore avesse sprecato 600 pagine per non raccontare nulla.
Il riferimento al cantante Don Backy poi è stata la cosa che più mi ha lasciata senza parole. Mi ha sconcertato il modo in cui ne ha parlato e l'inutilità del fatto, lasciandomi ancora più amareggiata.
La storia poi non finisce, sarà l'avvio del prossimo libro? Spero che Vichi torni al vecchio modo di raccontare un commissario simpatico che qui non lo è più; un commissario che incalza gli assassini e che interpreta la legge ma senza bisogno di perdere tempo.

Purtroppo "nel più bel sogno" per me è diventato spesso "nel più bel sonno"....