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giovedì 2 aprile 2015

Autismo. Giornata mondiale.



Oggi è la giornata mondiale dell’autismo.

L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo, che appare evidente intorno al terzo anno di vita del bambino. La parola autismo deriva dal greco “autòs” che significa se stesso e che fa immediatamente capire la caratteristica primaria della sindrome. Non bisogna generalizzare troppo perché molti ragazzi, soprattutto se seguiti fin da subito, riescono ad acquisire un buon linguaggio e discrete abilità sociali.
Certamente comunque uno dei dati più evidenti è la difficoltà nella comunicazione e nell’interazione con gli altri. Spesso questi bambini non utilizzano il linguaggio del corpo, neppure con la madre rifiutando il contatto e l’abbraccio, dimostrando invece frequentemente, una certa aggressività e comportamenti ripetitivi.
Quando ho cominciato il mio lavoro d’insegnante tanti anni fa, ho avuto modo di lavorare per un intero anno, presso un istituto specializzato solo nella cura dei bambini autistici. E’ stata un’esperienza forte visto che avevo diciannove anni e che stavo rinchiusa con i ragazzi dalle h.8,00 del mattino fino alle 16,00 tutti i giorni lavorativi della settimana.  C’erano ragazzi di età diverse con sintomi e comportamenti molto vari e per ognuno di loro occorreva osservare e di conseguenza usare, metodologie diverse di approccio.
In quegli anni si pensava ancora che molta della responsabilità sulle cause dell’autismo dipendesse dalle madri. Queste venivano spesso accusate di essere state anaffettive nei primi mesi di vita del piccolo o di averlo rifiutato magari inconsciamente.
Ricordo però che i terapisti e le neuropsichiatre che erano nel centro dove lavoravo nutrivamo molti dubbi su questa teoria e si adoperavano per capire meglio quali potessero essere invece le cause .
Oggi si parla di disordine genetico che si scatenerebbe nei primi mesi di gravidanza. Non si conosce ancora il perché succeda ciò, certo è che quando parliamo di DNA qualsiasi minima mutazione crea in alcune aree del cervello danni che poi si ripercuotono nell’interpretazione delle emozioni di chi ci sta davanti.
Oggi si lavora molto, con questi ragazzi per favorirne l’autonomia attraverso tecniche cognitivo-comportamentali, al fine di sfruttare qualsiasi canale che viene lasciato aperto come l’uso dello sport o della musica.
Indubbiamente bisogna sempre prestare massima attenzione al rispetto delle loro problematiche. Una volta, mentre lavoravo al centro, mettemmo una piscina in giardino per far giocare con l’acqua tutti i ragazzi. Non dimenticherò mai il mio errore!! Schizzai con un po’ d’acqua le spalle di un bambino mentre lui non se lo aspettava. La sua reazione fu violentissima ed io quella sera tornai a casa con alcuni lividi nelle gambe a causa dei calci ricevuti. Ma la cosa che più mi bruciava dentro era il non aver pensato in anticipo alle conseguenze del mio gesto e per questo fui ripresa  dalla neurospichiatra durante l’incontro che tutti i pomeriggi facevamo prima di uscire.


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