Era carnevale.
Ero una piccola bambina
piena di dubbi e solitudini.
Il giardino delle suore
pullulava di altri bambini
che vestiti nei modi più
disparati
si tiravano coriandoli
e correvano urlanti fra le
aiuole.
Io e Mariangela stavamo in
disparte.
Non avevamo abiti buffi,
non correvamo né gridavamo.
Piano piano ci confidavamo le
pene,
i tormenti che quell’ambiente
ci creava,
che quelle suore ci
procuravano.
Non farti sentire mi
raccomando,
no no tranquilla,
cosa daresti per non essere
qui,
tutto.
Qualcuno ci dette uno
spintone
io rotolai per terra
il sangue scorreva dal
ginocchio
ma le lacrime non uscivano
tale la rabbia e il tormento.
Mariangela mi prese per mano
andammo a mettere un cerotto
e la suora mi rimproverava
ero stata inetta,
dovevo correre non stare
ferma.
Oggi.
E’ passato il tempo e le
amarezze
sono quasi scomparse.
Ma so per quanto tempo ho
sognato
l’ignoto, la fuga,
e a modo mio l’ho fatto.
La mia vita è una corsa in
avanti.
Nessun commento:
Posta un commento