Partendo da oggi pubblicherò ogni settimana qui sul blog i capitoli di un racconto.
Il titolo è:
"ALL'ANGOLO DELLA STRADA PRINCIPALE..."
E' la storia di una bambina, delle sue esperienze di vita e del rapporto a volte tormentato con la madre mentre passano gli anni e lei diventa una donna.
Prefazione.
Mio padre si ammalò di cancro al pancreas e fino alla
fine niente trapelò dalle nostre bocche, anche se sono sicura che lui sapesse
molto bene della sua fine.
Pochi giorni prima del tracollo finale, in un momento
nel quale sembrava che i dolori lancinanti gli dessero un po’ di tregua, mi
chiese di accompagnarlo a casa mia. Voleva vedere i divani nuovi che avevo
acquistato per il salotto.
Quando, con fatica, riuscì ad entrare in casa
(dovette salire due piani di scale) si guardò intorno, ammirò le poltrone e poi
col fiato corto “Ecco - disse – ora sei proprio a posto. Hai la tua casa, un
buon lavoro, un marito e un figlio. Mi è dispiaciuto per l’altro bambino, lo
sai, ma ormai è tardi. Sono comunque contento.”
Non sapevo cosa rispondere. Avevo un groppo in gola, gonfio.
Non respiravo quasi perché mi rendevo conto che quella era la fine e lui ne era
cosciente.
Fu l’ultima uscita con le sue gambe perché la
successiva lo portò dritto nell’ospedale dove due giorni dopo morì, imbottito
di morfina.
L’ultima cosa che vide dalla finestra che aveva
davanti al letto, furono le rondini e me lo fece notare “Guarda sono già
arrivate.”
Con lui se ne andò un pezzo della mia vita e in quel
momento avrei voluto tornare bambina e cambiare tutto, perché lui ne aveva
fatto parte in modo marginale e solo in quel momento mi rendevo conto di quanto
mi mancasse.
Nella mia vita altri sono stati i protagonisti ed io
rimpiango che siano stati loro e non lui, le persone di cui parlare di più.
Capitolo 1.
Avevo cinque anni e le mattine nelle quali uscivo col
nonno, iniziava la mia avventura.
Ogni giorno, andare al mare con lui, per me bambina, era
una scoperta diversa e un percorso pieno di fantasie e immagini da
ricordare.
La stradina dove si trovava la casa dei miei nonni era
dritta, stretta e piena di altre piccole case, quasi tutte uguali e abitate da operai. Non c’erano alberi e l’aspetto che rimandava
ai miei occhi era alquanto impersonale.
Le facciate erano degradate dal tempo e dall’incuria dei
materiali scadenti e dall’umidità che in ambiente marino moltiplica i suoi
effetti negativi, mostrando scolorimenti e crepe in tutte le abitazioni della
via.
In quel piccolo paese della provincia livornese, dove
abitavano i miei nonni, che si era sviluppato quasi esclusivamente grazie all’industria
del metallo, poco importava come vivevano i lavoratori e le loro famiglie. Non
era certo una priorità rendere più gradevole il contesto abitativo che, di
conseguenza, risultava anonimo e poco curato.
Io e il nonno quindi, la mattina presto, scendevamo i
gradini che ci separavano dalla strada e quasi di corsa, evitando di guardare
ciò che ci circondava, percorrevamo quel tratto di strada, consci che tutto,
nel paesaggio, sarebbe cambiato dopo poco.
“ Nonno corri dai! ”
“ Si eccomi - rispondeva – ma non avere tutta questa
fretta, il mare non scappa.”
Quando arrivavamo alla curva, incrociavamo la ferrovia
e lo squallido panorama, trasformandosi immediatamente, diventava il mio salto
nell’immaginario.
Molto bello!
RispondiEliminahttps://julesonthemoon.blogspot.it
Grazie Giulia. Spero che continuerai a leggere la storia. Metterò un capitolo ogni settimana e mi auguro che sia piacevole leggerlo. Fammi sapere cosa ne pensi. Un caro saluto.
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