Le tre massaie.
La signora dai capelli rossi
parlava senza sosta
mentre le amiche pazienti
guardavano oltre il suo capo.
Devo ancora fare la spesa
pensava una
e l’altra, mio marito brontolerà
come al solito quando
ritardo.
La conversazione era futile e
i minuti
scorrevano frettolosi. Poi
una risata violenta
distrasse tutte e fu il
momento
dei saluti sbrigativi,
cercati fino allo spasimo.
Andarono ognuna da una
diversa parte della strada
con gli occhi bassi nella
paura di un richiamo
di un ripensamento del minuto
che non giunse.
A casa le aspettava la
routine.
La bambola.
La bambola era sulla
poltrona.
Stava lì col suo vestitino
bianco
affollato di trine
gli occhi segnati di nero
la bocca di un rosso
delicato,
pesca.
Se ne stava composta e
solitaria
quasi in attesa
di una mano che la toccasse
o di un pensiero rivolto a
lei,
magari distratto e lesto.
Con la sua presenza marcava
il tempo della donna,
un tempo passato e triste,
con emozioni sopite
trascurate perché mai
apprezzate,
passaggi fuggenti di ore e
situazioni.
La bambola là,
strana presenza in un giorno
di pioggia.
Nessun commento:
Posta un commento