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giovedì 11 ottobre 2018

All'angolo della strada principale... "Racconto. Capitolo 14"





Capitolo 14.

Silverio partì dopo qualche giorno e cantò tutte le sere, sulla nave, molto apprezzato da tutti. Il complesso era composto da quattro persone che suonavano vari strumenti. Lo zio si esibiva sempre con il contrabbasso anche mentre, con la sua voce, riempiva la grande sala piena di passeggeri.
Quando arrivarono a Nairobi tutto il gruppo fu trasferito in un albergo e poi per dieci giorni si esibirono tutte le sere in un locale frequentato da italiani che si erano trasferiti là. Fu per caso che lo zio conobbe marito e moglie che abitavano a Johannesburg nel sud Africa.
Loro avevano un locale ben avviato e in quei giorni decisero che valeva la pena di convincere il cantante del complesso a seguirli. Il lavoro sarebbe stato sicuro e ben pagato. Gli altri componenti del gruppo potevano tornare in Italia se lo desideravano, queste persone infatti avevano già un complesso che suonava, ma lo zio era prezioso perché avrebbe attirato nuovi clienti, curiosi di sentire le canzoni italiane del momento.
Silverio non ebbe dubbi e accettò subito la proposta. Non gli importava se la lontananza avrebbe rotto definitivamente i rapporti con Miriam. Il loro amore era ostacolato da tutti e quindi questo contratto lo avrebbe aiutato a superare il problema.
Mentre eravamo tutti sicuri del rientro in Italia dello zio, arrivò una telefonata alla quale rispose la mamma.
“Clarissa sono Silverio”
“Oddio che gioia sentirti. Come stai? Quando partirai per tornare e fra quanto tempo potremo rivederti?”
“Senti Clarissa, devo dirti una cosa…”
“Cosa è successo… stai male?”
“No. Sto bene non preoccuparti. Ma ti devo dire una cosa…io non torno.”
“Come non torni?”
“Non rientro per ora in Italia. Bernard e Kathie, ti ricordi, ti ho parlato di loro nell’ultima lettera, mi hanno offerto un buon posto di lavoro, giù da loro.”
“Ma stai scherzando? E tu ti fidi così tanto di due persone conosciute da poco tempo?”
“Sì mi fido. Sono brave persone credimi Clarissa. Mi danno da lavorare e mi pagheranno bene. Io non torno in Italia. E poi a fare che? Lo sai a chi voglio bene e con lei non ho speranze. I cugini non sono destinati ad amarsi e allora posso vivere la mia vita lontano, così almeno soffriremo meno entrambi.
“No ti prego, non lo fare, pensa anche al resto della tua famiglia.”
“Non ho famiglia, o meglio non ho una famiglia mia. Dai retta a me questa è la soluzione migliore.”
“E ora come farò a dirlo alla mamma.”
“Beh, le passerà. Del resto non c’è mai stato un grande amore fra noi. Mamma non è il mio primo pensiero e lo sai. Mi spiace per te ma forse ti ho sfruttato abbastanza. Ora devo dimostrare a me stesso che posso farcela da solo.”
Mia madre si mise a piangere e la telefonata finì con i singhiozzi e le lacrime.
Non tutto purtroppo andò come sperato.
All’inizio tutto filò liscio. Lo zio cantava e nel locale affluivano tante persone grazie ad un passaparola che portava clienti un po’ da tutta la città.
Silverio ci scriveva lettere raccontando la sua vita e le persone che conosceva ogni sera.
Dopo qualche anno la sua voce purtroppo s’incrinò e per lui divenne difficile mantenere il lavoro. Presto dovette adattarsi ad ogni genere di attività ma mai volle tornare in Italia; c’era sempre qualcosa che qui gli bruciava l’anima, pertanto la lontananza sembrava rimanere la sola medicina.
Col tempo conobbe una ragazza inglese che abitava con la famiglia in città. Le piacque e dopo un periodo di fidanzamento si sposarono. Lui riuscì a trovare un posto di lavoro in un ufficio e con Rachael decisero di avere un figlio.
Nacque quindi mia cugina Sandra e a noi arrivarono alcune foto.
La mamma diceva: “Guarda Anna com’è bella questa bambina. Assomiglia a Silverio però è bionda come la mamma. Dio come vorrei vederla da vicino, ma chi ce li ha i soldi per andare in Africa…”
E mio padre: “Figurati. Non li vedremo mai. Poi tu in aereo con la paura che hai come faresti?”
“Non è vero! Troverei il coraggio che serve se potessi. Mi manca tanto mio fratello.”
“Lo so. Ma che vuoi farci è così che va, devi portare pazienza ed essere felice perché lui sta bene e ha la sua famiglia.”
Intanto il tempo trascorreva inevitabile e inesorabile.
All’epoca era ancora abbastanza difficile comunicare e quasi tutte le notizie ci arrivavano per “posta aerea”. Riconoscevo sempre le lettere di Silverio perché la carta usata per la spedizione era leggerissima e tutta la busta, oltre ad essere di colore azzurrino, sul bordo, aveva delle striscette colorate rosse e blu.
Quando lo zio riuscì finalmente a mettere il telefono in casa riuscimmo a sentire la sua voce un po’ più spesso e a me faceva uno strano effetto. La parlata ormai non era più tanto fluida in italiano e a me ripeteva sempre:
“Annina non mi dimenticare. Mi vuoi ancora bene?”
“Sì zio non ti ho dimenticato, giuro. Ti voglio ancora tanto bene. Ma perché non vieni mai?”
“Ci vogliono troppi soldi per l’aereo e io non ce li ho. Dovrei portare anche la tua zia e Sandra. No, no, non posso. Ricordami però.”
“Certo zio, anche tu pensami un po’ mi raccomando.”
Un anno dopo la nascita di Sandra anche Miriam ebbe un figlio.
Lei era andata ad abitare a Torino col marito e io non l’avevo più vista. Le notizie arrivavano comunque tramite la nonna che parlava col fratello e fu grazie ad una delle tante telefonate che venimmo a conoscenza sia della notizia che del nome del bambino: Sandro.
Per tutta la famiglia fu la prova che non si erano dimenticati l’uno dell’altra.
“Ma quando si sono sentiti quei due?” diceva mia madre “Devono averlo fatto, devono aver deciso insieme questa cosa, nessuno me lo toglie dalla testa.”
Un sottile legame quindi restava grazie al nome dei figli che avevano avuto e che forse non a caso era stato scelto da mio zio, perché ci potessero essere sia la versione femminile che quella maschile.
Ho sempre sospettato che quel nome fosse stata una scelta ben ponderata fin dall’inizio e da entrambi.

La prova fu davanti a tutti noi con quel battesimo.









1 commento:

  1. Avevo perso questo, ritornerò a leggere con più calma, ciao.
    sinforosa

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