Capitolo 9.
La mamma nel periodo estivo mi ha sempre mandato a
casa dei nonni, come ho già detto, e questo si è ripetuto nel tempo fino a
quando decise che potevamo fare le vacanze insieme al mare. Ma, oltre ai nonni,
in età più adulta e più volte, sono andata per un periodo di un paio di
settimane, da una delle sorelle della nonna.
Alice ed Engels erano una coppia particolare e senza
figli.
Lui lavorava in una grande centrale geotermica. Di
media statura, molto magro, era sempre vestito un po’ retrò con giacca e
cravatta e, molto signorilmente, fumava le sigarette da un bocchino. Ha sempre
portato un anello con brillante sopra la fede e, dato che le sue mani erano
magrissime, l’anello girava nel dito così lui era costretto continuamente a toccarlo
per poi soffermarsi a guardare la lucentezza della pietra.
Il suo nome così particolare aveva un’origine
ideologica, di concezione socialista. Lui era nato da una ragazza rimasta sola,
che lo aveva affidato alla zia, donna senza figli che amò molto il bambino, e
che, insieme al marito riversò su di lui talmente tante attenzioni da renderlo
un personaggio insicuro e piuttosto autoritario. Politicamente la vera madre e
probabilmente anche il padre, dovevano aver avuto tendenze di sinistra sfociate
nella scelta del nome per il figlio, ma queste furono puntualmente smentite in
opinioni ed azioni dal figlio, che era democristiano convinto e anche “baciapile”. *nota
Lo zio, non dico che incutesse soggezione, ma certo
rispetto al nonno, era lontano anni luce dal sembrarmi un essere con cui poter parlare.
Quando arrivava dal lavoro doveva essere tutto pronto
perché non voleva aspettare neppure cinque minuti prima di mangiare. Aveva
sempre da ridire sulla bontà di ciò che la zia aveva preparato, rovinandomi
inevitabilmente il piacere che invece provavo sempre nell’assaggiare quei
manicaretti.
La zia era molto brava in cucina e sapeva ricavare
ottimi piatti anche riciclando avanzi che io avrei invece buttato. Con lei ho
imparato a mangiare le chiocciole che assaggiai la prima volta grazie ad uno
stratagemma.
“Annina, assaggia questo sugo che ho preparato per la
pasta. Se piace anche a te, appena arriva lo zio, mangiamo”.
“Che buono zia, ma che carne ci hai messo? Ha un
saporino diverso da quello che fa sempre la mamma e diverso anche da quello che
mi fa spesso la nonna con le rigaglie”. ** nota
“Sì è diverso infatti. Ma ti piace davvero?”
“Tantissimo. Però spiegami come l’hai fatto.”
“Va bene te lo dico. E’ fatto con le chiocciole. Non
è carne quella che stai mangiando ma hai ragione, può sembrare.”
Gli zii avevano un buffo cagnetto, Chicco, che viveva
in perenne adorazione del padrone e che lo seguiva sempre. Quando lo zio era a
lavoro però se ne stava in disparte perché la zia sfogava spesso la sua rabbia repressa
su di lui, dandogli dei calci.
Frequentemente ho pensato che non avrei potuto
sopportare un rapporto coniugale improntato sulla coercizione come quello che
viveva la zia. Lei era una donna fragile, che avrebbe voluto dei figli ma che
non poté avere a causa di un problema ai genitali dello zio. Sicuramente ciò ha
creato in quella coppia un fantasma, un non detto del tutto, una insicurezza
che ha reso lo zio ancor più dittatore e la zia una povera donna sola, un po’
isterica.
Durante uno dei miei soggiorni gli zii decisero di
fare una gita di qualche giorno a Napoli, passando per la Costiera Amalfitana.
Note:
* (Atteggiamento più che altro sociale che si tiene nei confronti di certe posizioni della chiesa e fatto per essere notato dagli altri fedeli)
** (Frattaglie. Interiora di pollo o altri volatili, come fegatini, cuore e stomaco)
Nessun commento:
Posta un commento