Prima di partire per le vacanze vorrei condividere con voi
le mie ultime letture e instillare quindi un po' di curiosità per trascorrere
questo periodo estivo in compagnia di un buon libro. Non farò una personale
recensione dei libri ma mi limiterò a trascrivervi la trama così come la
troverete stampata sulla copertina. Faccio questo perché alcune volte, per
pigrizia, non andiamo in libreria e quindi poi non sappiamo scegliere il libro
da leggere.
Ecco quindi qualche titolo e buon divertimento!
Gerard Reve (1923-2006) è considerato ormai da molti uno dei
grandi prolifici scrittori della letteratura olandese del secondo novecento.
Le sere (1947)
Scritto a ventitré anni, s’impose subito all’attenzione dei
lettori e critici per quello stile particolare che l'autore stesso chiamò “revismo”, una sorta di
maestria stilistica e audacia di contenuti narrativi.
Per gli ultimi dieci giorni del dicembre 1946 seguiamo la
vita di Frits van Egters, un giovane che ha lasciato gli studi per un monotono
lavoro impiegatizio e che trascorre il tempo libero peregrinando per le strade
di Amsterdam, raccontando storielle di sagace humour macabro e osservando se
stesso e gli altri alla luce violenta della sua ironia critica. La sua
esistenza è un tour de force per riempire la vacuità quotidiana, per dare un
senso alle sere che seguono a giornate"inutili", trasformando la
routine in una dirompente commedia nera.
Come una biglia Frits si muove tra il piccolo appartamento
che divide con i genitori - di cui registra con sguardo clinico ogni
goffaggine, ottusità e dettaglio di decadenza fisica - e le case di amici che
sottopone a sfrontate provocazioni, in un gioco psicologico efferato e ricco di
immaginazione, quasi un'estrema rivalsa dello spirito contro ogni rassegnato perbenismo,
della parola contro lo scorrere del tempo che tiene l'uomo sotto scacco. Con un
incalzante collage di dialoghi arguti e riflessioni spiazzanti, muovendosi tra
l'assurdo di Kafka e il rovello ossessivo di Hamsun, l'esistenzialismo di Camus
e l'ilarità ribelle di Salinger, Reve ci trascina nel mondo interiore di un
personaggio tanto feroce quanto irresistibile in tutta la sua selvatichezza
umana, nel suo cinismo irrisolto e in perenne ricerca di una risposta
all'assurdità del vivere, figlio di un'Europa annichilita dalla guerra ma
soprattutto fratello di ogni giovane che in ogni epoca si ritrova ad affrontare
la crudezza del mondo.
Franz Bartlet è nato e vive nelle Ardenne. È autore di una
quarantina di libri, alcuni dei quali gli sono valsi premi importanti, quali il
Grand Prix de l’humour noir per Les bottes rouges e il Prix Goncourt de la
nouvelle per Le bar des habitudes.
Hotel del Gran
Cervo (2018)
Giunto in un
piccolo comune delle Ardenne per girare un documentario su una celebre star del
cinema trovata morta quarant’anni prima nella vasca da bagno di una stanza
d’albergo, il giovane Nicolas Tèque assiste a un susseguirsi di barbari
omicidi. Spetterà all’eccentrico, irriverente e bulimico ispettore Vertigo
Kulbertus, a pochi giorni dalla pensione, scoprire cosa si nasconda nel passato
denso di segreti e rancori degli abitanti di Reugny.
Omertà e ipocrisia,
invidia e avidità serpeggiano in questo borgo sonnolento che sopravvive grazie
agli introiti di un improbabile centro motivazionale per dipendenti aziendali.
E sono pochi i personaggi che sfuggono alla graffiante ironia di Bartelt, che
costruisce un classico e avvincente polar, dal finale inatteso e felicemente
scorretto.
Jean Echenoz è uno scrittore francese che dopo aver fatto
studi di sociologia e ingegneria civile, nel 1970 si trasferisce a Parigi dove
inizia a scrivere con regolarità e collabora per un breve periodo al giornale
«L'Humanité». Il suo primo manoscritto viene accettato e pubblicato nel 1979 da
Les Éditions de Minuit, allora diretta da Jérôme Lindon. Inizia così un
proficua collaborazione che vedrà la casa editrice pubblicare anche i suoi
romanzi successivi. Ricordiamo Ravel (Adelphi, 2007), Il mio editore (Adelphi
2008), Correre (Adelphi, 2009), Lampi (Adelphi, 2012). Nel 1999 è stato vincitore del prestigioso
Premio Goncourt con Me ne vado, mentre precedentemente aveva vinto altri premi,
tra i quali, nel 1983, il Prix Médicis con il suo romanzo Cherokee.
Inviata speciale
(2018)
Trentaquattro anni,
camicetta azzurra attillata, pantaloni skinny antracite, corto caschetto alla
Louise Brooks - in una parola, incantevole. È così che ci appare Constance,
poco attiva e poco qualificata, ma in compenso duttile, molto incline alle
disavventure sentimentali e misteriosamente capace di scatenare, con la sua
morbida svagatezza, l'imprevedibile. Una quindicina di anni fa, fra l'altro,
Constance è stata l'interprete di un successo planetario, "Excessif",
una di quelle canzoni che fanno ballare il mondo intero, dalla Lapponia allo
Yemen, e assicurano a chi le compone - nella fattispecie il suo ex marito, Lou
Tausk - un'esistenza oziosa e dorata. Una canzone che tutti ricordano ma che
continua a essere popolarissima, guarda caso, fra gli apparatcik della Corea
del Nord, incluso uno dei consiglieri più influenti del Leader supremo, Gang
Un-ok. Giovane, charmant, educato in Svizzera e presumibilmente aperto al
dialogo con l'Occidente, Gang è insomma il bersaglio ideale del languido
fascino di Constance, che dopo varie, e per noi irresistibili, peripezie finirà
- agente segreto suo malgrado - in una opulenta villa di Pyongyang con la
missione quanto mai rischiosa di sedurre Gang, e destabilizzare la Corea del
Nord.
Giuseppina
Torregrossa è una scrittrice
italiana nata a Palermo.
Laureata in
medicina e chirurgia e specializzata in ginecologia, ha lavorato alla clinica
ostetrica del policlinico Umberto I di Roma.
Ha esordito come
scrittrice a 51 anni, nel 2007, con il romanzo "L'assaggiatrice".
Passata a Mondadori, nel 2009 ha pubblicato "Il conto delle minne".
Con il monologo
teatrale "Adele" ha vinto nel 2008 il premio opera prima "Donne
e teatro" di Roma. Impegnata nel volontariato, è vicepresidente del
Comitato romano dell'Associazione per la lotta ai tumori al seno (ALTS) e
responsabile del programma di prevenzione dei tumori dell’apparato riproduttivo
nel carcere femminile di “Rebibbia“ e di “Termini Imerese – Palermo”.
Il basilico di Palazzo Galletti (2018)
L'estate avvampa a Palermo, la terra è arida
e i bacini a secco. Dai rubinetti, come sempre in agosto, l'acqua scende
appena, sui marciapiedi l'immondizia fermenta rendendo l'aria irrespirabile, e
a nulla servono preghiere e invocazioni a santa Rosalia affinché faccia
piovere. I poveri si muovono nei bassi come fantasmi nella polvere, i più
abbienti hanno già lasciato i quartieri alti per le loro ville al mare.
Nell'attesa della festa in onore della patrona della città, Marò, da poco
promossa a capo del gruppo "antifemminicidio", porta avanti con
riluttanza una nuova complessa indagine su un omicidio avvenuto il giorno di
Ferragosto. Non attraversa un periodo felice, la commissaria. La promozione,
anziché gratificarla, l'ha resa insicura, come non si sentisse all'altezza di
quella nuova responsabilità - e in cuor suo desidera smettere "la pesante
divisa da poliziotta, per vestire i panni più leggeri della cuciniera" -;
la turbolenta relazione con Sasà, sempre più intrattabile da quando il questore
l'ha spedito in un sonnacchioso commissariato dove nulla funziona e nulla
accade, pare volgere al tramonto fra risentimenti, incomprensioni e défaillance
sessuali. Gli anni passano veloci, troppo, e forse quell'uomo bizzoso, un
tantino rozzo e grossolano, è l'ultima possibilità che le rimane di crearsi una
famiglia. È per questo, perché la sua vita è a un punto morto, che Marò avrebbe
preferito non occuparsi del caso? Intanto l'indagine, inaspettatamente, le sta
mettendo sotto il naso man mano elementi che sembrano avere bizzarre
implicazioni con la sua vita privata. Quale svolta l'attende in fondo a questa
estate "che non lascia presagire nulla di buono"?
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