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sabato 21 novembre 2015

La zia Alice. Poesia.




La sera
quando tornavo dalle mie camminate
il viottolo polveroso
mi aspettava e mi riportava a casa
nell’ombra ormai del sole scomparso.
Arrivavo e salivo quei gradini
stanca, sola, e nella mente c’erano ormai
le immagini sfocate del giorno
i sassi, i bucaneve, qualche farfalla.
La zia era lì
immagine pietosa di una donna
sfiorita e piegata dal tempo.
La cena, la lettura, un’opera da ascoltare
quando ne aveva voglia,
oppure un’escursione furtiva
nella grande soffitta della casa
ambiente misterioso e colmo di sorprese.
Ogni anno la vedevo, la zia,
e sempre l’immobilismo delle abitudini
mi coglieva di sorpresa e mi rassicurava:
ecco, accadrà di nuovo,
sarò ancora un’immagine indistinta
ma preziosa per lei
che senza figli, come un’accattona,

cercherà in altri ciò che non ha.

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