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sabato 27 giugno 2015

Che cos’è il “gender” e Fahrenheit 451. Genitori attenzione!



Sono sicura che tutti ricordate il libro e poi il film “Fahrenheit 451” nel quale, in un futuro posteriore al 1960, si descrive una società distopica nella quale leggere e possedere dei libri è considerato un reato e quindi per contrastare ciò, viene creato un apposito corpo dei vigili del fuoco impegnato a bruciare ogni tipo di volume.

Mi ricollego a questa trama perché in Italia da un po’ di tempo assistiamo ad un fenomeno quanto mai particolare. Ci sono movimenti Pro-Life e l’agguerrito Family day che stanno cancellando dalle biblioteche scolastiche testi nei quali, si afferma, si potrebbero ritrovare pensieri “gender”.
Sono libri per bambini nei quali si parla della realtà che oggi viviamo e che, in modo molto semplice parlano ai ragazzi di ciò che li circonda: famiglie con due mamme, famiglie adottive o affidatarie, famiglie multirazziali, famiglie dove vivono bimbi sani ma anche disabili, insomma tutto ciò che giornalmente circonda la vita dei nostri ragazzi. Questi movimenti vogliono difendere i propri figli a colpi di spugna, cercando di cancellare la vita reale a favore di stereotipi che la scuola invece deve combattere.
Alcuni di questi libri incriminati, graziosi nelle storie e graficamente di qualità grazie a disegnatori professionisti quali ad esempio Altan, sono stati additati addirittura per istigazione a comportamenti scorretti.


A Venezia il neosindaco Brugnaro ha già preparato la lista dei libri da eliminare dalle biblioteche di primarie e scuole dell’infanzia, mentre a Trieste, dove si voleva introdurre nelle classi il “Gioco del rispetto” (un percorso educativo basato proprio sull’educazione di genere e quindi no gender, cioè sul rispetto delle differenze, dei sessi e il superamento degli stereotipi) le psicologhe autrici del gioco sono state prese di mira con accuse decisamente fuori luogo.
Perché, ci si chiede, s’innesca una battaglia su qualcosa che in realtà nelle scuole non è un problema?
La teoria “dei gender” non trova nelle programmazioni didattiche degli insegnanti, contenuti che possano far preoccupare i genitori, anche se ripeto, la scuola deve abituare i ragazzi a riflettere proprio sulle differenze, rispettandole.
E’ il nostro compito di docenti, formare animi e menti per un futuro accogliente e non istruire persone che possono pensare che distruggere un libro, bruciarlo, sia sintomo di crescita.
Queste chiusure mentali nei confronti degli altri non risolvono i problemi della nostra società, ambiente molto variegato e in continuo mutamento, ma possono diventare abitudini pericolose e nelle notizie che quotidianamente ci giungono, ci sono già dei presupposti che fanno riflettere.


Vi riporto qui sotto un articolo di Laura Palazzani  del 20 marzo 2010 che spiega molto bene, secondo me, che cosa sia “la teoria gender”:

“Non è per ossequio alla lingua inglese che il titolo del volume di Giulia Galeotti 
Gender-Genere. Chi vuole negare la differenza maschio-femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica (Vivere in, 2009) riporta, accanto a "genere" la parola gender.
È, invece, una indispensabile precisazione linguistica.
Il termine “genere” è solitamente usato per distinguere in grammatica tra “femminile” e maschile"; ma "genere" è anche una categoria concettuale che raggruppa individui con proprietà simili (si usa per indicare il "genere umano"). Eppure vi è un terzo significato di "genere", che si può cogliere solo richiamandosi all’originario significato nella lingua inglese, in contrapposizione a sex: sex indica la differenza fisica uomo/donna; gender fa riferimento all’identità sessuale quale prodotto di una costruzione sociale e autodeterminazione individuale.
Le teorie gender, riprendendo una nota frase di Simon de Beauvoir "donne non si nasce, ma si diventa", introducono l’idea che il sesso che "siamo" può non coincidere con il "genere" che possiamo divenire. In altri termini: possiamo nascere donne e divenire uomini o, viceversa, possiamo nascere uomini e divenire donne. Insomma, la natura è irrilevante: ciò che conta è come ci "sentiamo" e soprattutto come "vogliamo" essere.





Se poi qualcuno fosse curioso, magari perché ha figli piccoli, di scoprire cosa c’è scritto in questi libri incriminati vi scrivo alcuni titoli:
Piccolo uovo
Il matrimonio dello zio
Il mio primo giorno in Italia
Il grande libro delle famiglie
Piccola storia di una famiglia
Tante famiglie tutte speciali

e poi il link per sorridere, cioè come Facebook ironizza su questa tendenza:









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