sito internet

lunedì 16 novembre 2015

Stamani in classe una lezione diversa: la strage di Parigi.





Stamani con i miei ragazzi, che frequentano la quinta classe elementare, abbiamo parlato a lungo degli eventi di Parigi. All’ingresso in classe erano già tutti presi dai commenti, perché ognuno di loro aveva visto e sentito le notizie alla televisione.
Quando avvengono fatti di portata così considerevole sono abituata a discuterne con gli allievi, in modo da far uscire le loro paure e anche perché non debbano pensare che in classe non si possono affrontare argomenti legati alla politica o al terrorismo.
Certamente occorre stare molto attenti e soprattutto parlarne alla loro portata, che non vuol dire banalizzare l’argomento, ma spiegarlo in modo comprensibile.
Molti di loro erano sinceramente preoccupati. Le loro domande vertevano principalmente sulla possibilità che ciò che è capitato a Parigi potesse succedere anche qui da noi. Inutile minimizzare, i pericoli ci sono e bisogna averne un minimo di coscienza ma, ho detto loro, non possiamo vivere nell’angoscia, dobbiamo essere un po’ fatalisti e imparare a godere del bello di tutti i giorni, per tenere gli animi sgombri dalla tensione.
Perché quello, è ciò che vogliono gli attentatori: ricacciarci in un medioevo culturale, toglierci il piacere di una vita libera e condivisa con il prossimo.
La conversazione è stata lunga ma tutti erano attenti e partecipi, ognuno alzava la mano e chiedeva, voleva capire i perché e le conseguenze. Poi tutta la scuola ha rispettato un minuto di silenzio e loro si sono alzati in piedi e si sono guardati, con un senso di sgomento negli occhi, senza risatine come a volte succede per le banalità.
Allora ho capito che avevano fatto loro il problema, che erano entrati dentro a qualcosa di più grande di loro stessi ma che avevano compreso tutto.

Non abbiamo fatto lezione, niente italiano, niente matematica per una mattina ma storia di vita, quella sì davvero!

Nessun commento:

Posta un commento