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martedì 26 aprile 2016

Street art e Shepard Fairey.




La storia di questo personaggio è molto particolare. Lui ha fatto della street art la sua arte personale. Inizia molto giovane a lavorare in un negozio per fotocopie  e crea grafiche per magliette degli skater.
Volendo un giorno insegnare ad un suo amico a ritagliare uno stencil prende la foto di un campione francese del wrestling, André the Giant e inizia a lavorare su quella trasformandola in un ritratto stilizzato e inserendovi sotto la scritta: Andre The Giant Has a Posse.







Non ha coscienza di ciò che sta facendo ma sarà proprio da lì che nascerà una nuova forma di “riappropriazione dell’arte” che diventerà famosa in America.
Sarà simbolo di politica, di marketing, di ossessione mediatica per convincere tutti che bisogna obbedire al gigante.
Di per sé non vuol dire niente quella figura, ma è la ripetitività, l’assillo continuo nel vederlo attaccato ovunque che gli fa assumere, per ciascuna diversa persona che lo vede, un significato unico e personale.

Tra il 1989, anno della prima apparizione dell’ Obey Giant e il 1996, Shepard Fairey stampa e ritaglia personalmente circa un milione di adesivi attaccati poi a pali della luce, segnaletica stradale o pedonale, insomma in tutti quei posti dove gli occhi possono soffermarsi e guardare.
Chi è oggi questo artista? E’ uno dei più conosciuti e quotati street artist e designer degli Stati Uniti. E’ colui che rappresenta Barack Obama, primo presidente di colore e di religione musulmana, in una campagna divenuta subito virale riuscendo addirittura a spostare, secondo alcuni analisti, dal 3 al 5% i voti a suo favore.




Fairey che ormai lavora a Los Angeles ha diversificato la sua prima campagna adattandola a personaggi quali Nixon, Mao, Bush.
Si è anche lasciato ispirare da film come Essi vivono di John Carpenter o da artisti del calibro di Andy Warhol.

I suoi lavori ora passano anche dalle gallerie ma ciò che lui ripete è che continuerà sempre a produrre interventi illegali (per questi è stato più volte incarcerato) per le strade perché il suo pubblico è lì, perché quello è un modo intelligente di far circolare il suo lavoro.






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