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domenica 10 aprile 2016

M. Polillo:Il convento sull'isola. Recensione.


Uno degli ultimi libri che ho letto, pur non recentissimo, s’intitola “Il convento sull’isola” di Marco Polillo.
Non conoscevo questo scrittore, ma come spesso mi accade quando entro in una libreria, vengo attratta da una commistione di sensazioni dovute al titolo, alla copertina, allo scaffale nel quale è posto un certo libro.
Questo mi è successo quando ho deciso di acquistare questo volume della Rizzoli.
E’ un giallo, ormai avrete capito che li prediligo, piacevole da leggere, che scorre bene ma con una certa rilassatezza di tempi quasi a ricordare che la vita intorno ad un lago (in questo caso quello di Orta), ha ritmi più pacati rispetto ai tripudi marinareschi.
E allora in questa quiete cominciano a succedere strani furti soprattutto perché interessano il convento di suore che è posto sull’isoletta, raggiungibile solo con la barca che fa la spola. Ed è proprio con quella che il vicecommissario Enea Zottìa, venuto da Milano, va a verificare la situazione, anche se poco stimolato da un semplice furto.
Ben presto però arrivano anche un paio di morti ed un alternarsi di indagini e di storie di vita privata che si mescolano e rendono un po’ zuccherosa la storia stessa.
A me il libro è piaciuto nonostante tutto, mi ha rilassata e mi ha fatto sorridere per alcune ingenuità (il gatto di Enea ci comunica i suoi pensieri).
Ne consiglio quindi la lettura a coloro ai quali non piacciono i gialli truculenti o le storie troppo noir, perché alcune volte un libro “tranquillo”, con cui passare qualche ora, diventa un buon amico, ti fa compagnia e ti riconcilia con il mondo molto più duro, che ci circonda.

2 commenti:

  1. Ciao, anche io la penso come te in quanto ai gialli: poca violenza e pochi "riconoscimenti facciali".
    Invece si alle storie anche con omicidi, ovvio, ma non truculente e con l'investigatore di turno che usa la testa e non la fantascienza. Meglio Maigret o Miceli e l'ex giudice Petri che NCIS

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