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domenica 21 febbraio 2016

Recensione libro di Ballard: L'isola di cemento.



Schermandosi dal sole, Maitland vide che si era arrestato in una piccola isola spartitraffico triangolare, lunga meno di duecento metri, che si stendeva in una zona incolta fra tre autostrade convergenti”.

Questa è l’isola di cemento nella quale il protagonista si ritrova intrappolato, dopo un incidente stradale e dove, in pochi giorni, tutta la sua vita perderà quei falsi valori sui quali era stata impostata per arrivare alla coscienza, molto più realistica, dell’inevitabile inconsistenza di rapporti e affetti, maturati fino ad allora e ad un intorpidimento di reazioni che lo porterà probabilmente alla morte.
Maitland ha moglie, amante, un figlio, un lavoro, dei colleghi ma niente in realtà, ha un reale peso affettivo. Le due donne sanno l’una dell’altra ma non si preoccupano, proprio perché scaricano la responsabilità della sua assenza, ognuna all’altra. I colleghi, abituati a non avere rapporti umani con lui, sono indifferenti alla sua condizione di “assente” e non se ne curano.
Un’esistenza falsa, vuota fin dall'infanzia, che il protagonista fino ad allora, non pensava di avere, ma della quale prende coscienza pian piano. In quella situazione paradossale, in quell’isola a due passi dal mondo pulsante, lui, solo, è costretto a riflettere sulla sua condizione, esercitando un’introspezione potente che dovrebbe portare a rifiutare o ricercare proprio quel passato.
Libro decisamente particolare, forte in certi momenti, colmo di riflessioni sulle nostre alienazioni quotidiane e che ci scuote facendoci riflettere anche sulle nostre personali vite, sulla disumanizzazione dei rapporti e delle esistenze .
Qualcosa d'altro rispetto a "Robinson Crusoe" che lotta per tornare, che impegna il tempo per non perdere la ragione e sé stesso. Soprattutto, che mette la vita vissuta e da vivere ancora, davanti a tutto.

Alla fine Maitlanad farà la sua scelta: “Un’auto della polizia avanzava lentamente sull’autostrada; il passeggero scrutava l’erba alta. Al sicuro nel suo padiglione, Maitland aspettò che fossero passati. Quando l’auto si fu allontanata si alzò in piedi e abbracciò l’isola con uno sguardo pieno di fiducia.

Consiglio la lettura a tutti perché riflettere sui nostri problemi quotidiani credo che non faccia mai male.

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