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giovedì 11 febbraio 2016

Recensione "La ragazza nella nebbia" di D. Carrisi.



“Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità… Ma in fondo che gusto c’è a essere il diavolo se non puoi farlo sapere a nessuno”.

Ho terminato la lettura del libro di Donato Carrisi: “La ragazza nella nebbia”.
Devo confessare che lavorando, il tempo da dedicare alla lettura lo devo ritagliare fra i vari impegni, ma questa volta, e non capita spesso, ho cercato ogni momento libero per inoltrarmi in questa particolarissima storia.
La ragazza nella nebbia è un giallo, ben strutturato, che ti cattura fin dall’inizio e come un buon giallo vuole, ti sorprende quando meno te lo aspetti.
Bravo Carrisi, (di cui vi ho già parlato a proposito de “La donna dei fiori di carta”) che sa regalarci una storia che assomiglia molto alla realtà, quella di cui sentiamo parlare spesso in tv, che ci guida lentamente dentro al rapimento di una ragazzina facendoci capire quanto il pubblico abbia bisogno di vivere dentro alle tragedie, di quanto la gente s’impossessi di una disgrazia e la faccia sua al punto di non parlare d’altro e di seguire anche fisicamente la storia, andando nel luogo dov’è accaduta.
Un’aberrazione mentale, una simbiosi con il male di cui, anche nella nostra televisione sentiamo parlare in programmi costruiti ad hoc per farci seguire tutte le piste possibili, quasi potessimo sostituirci noi, agli investigatori professionisti o ai poliziotti preposti alle indagini. Ma questo nutrimento, nutre anche il male stesso e questa cosa si palesa lentamente nello scorrere della storia.
Non voglio dirvi altro perché trovo che sia bello leggerlo e sorprenderci a immedesimarsi in un personaggio o in un altro a seconda dei momenti.
Vi dico buona lettura e se volete fatemi sapere se anche a voi è piaciuto tanto quanto a me.




















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