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domenica 2 ottobre 2016

I rapimenti davanti ai quadri di Monet



Claude Monet può essere considerato uno fra i pittori più conosciuti e soprattutto amati per la bellezza dei suoi lavori, per la luce degli ambienti e la delicatezza delle figure.
Sappiamo che a poco più di quindici anni andò a Parigi, fucina di artisti e contenitore incredibile di stimoli e questa immersione nell’arte, questa vita vissuta a contatto con pittori già conosciuti come Renoir, Pissarro, Sisley lo porta a condividere e sperimentare “la pittura dal vero” a Fontainbleu.
Non voglio qui raccontarvi la sua vita ma mi piacerebbe farvi capire cosa si prova davanti ad un suo quadro e che tipo di risultato cercava di raggiungere con le sue opere che fanno parte di quel grande movimento chiamato IMPRESSIONISMO.
La caratteristica principale di questo movimento è l’aver spostato “fuori dallo studio” il luogo nel quale il quadro veniva fatto, quindi la realtà era guardata e riprodotta mettendo in evidenza l’infinita varietà di sfumature dei colori e delle luci che contaminavano l’ambiente.
Per poter fare questo genere di pittura si sfruttarono due novità: il cavalletto da campagna, cioè portatile e i colori in tubetto che erano estremamente pratici da trasportare e liberavano l’artista dal dover mescolare i pigmenti per comporre i colori desiderati.
Altra cosa da non sottovalutare è l’attenzione che gli artisti e quindi anche Monet ponevano alla percezione.
Loro non rappresentavano ciò che vedevano come fosse semplicemente una fotografia ma dipingevano l’immagine che sentivano e che i colori stessi gli rimandavano.
Non qualcosa di chiaro e netto quindi, ma sfocato e pieno di effetti cromatici.
Ecco così che ciò che noi vediamo quando guardiamo ad esempio i quadri di Monet è una sorta di rapimento, un sentirsi tirati dentro in quella natura, in quell’erba o in quel mare così luminoso e attraente. Vorremmo far parte di quell’ambiente, tanto sembra sereno e accogliente e non stacchiamo gli occhi finché non l’abbiamo osservato tutto, a distanza, per poterne cogliere l’impressione appunto che il quadro stesso ci vuole comunicare.

Guardate ora queste opere. Certo non è come vederle dal vero ma cercate di mettervi davanti per ammirarne la sostanza, per apprezzarne i colori, per cogliere ciò che Monet ci voleva mostrare cioè quella impressione che sottintende libertà non solo di pensiero ma di esecuzione.
































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