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martedì 9 maggio 2017

Suicidi di adolescenti. Cresce il numero. Perché?





Massimo Ammaniti è un famoso psicoanalista che da tempo studia i comportamenti delle famiglie.

Nel 2015 ha scritto il libro “La famiglia adolescente” nel quale analizza i cambiamenti che sono avvenuti nei rapporti fra genitori e figli causati da una serie di problematiche come la riduzione della natalità o l’aumento dell’età dei genitori, e che sono diventati il motivo principale di una incapacità genitoriale a favore della scelta di porsi come amici e quasi coetanei dei ragazzi.
Molte delle problematiche quindi insorgono quando inizia quel periodo nel quale i figli sfuggono al controllo e i genitori non si sentono più capaci di saperli comprendere o di vederli crescere in autonomia.

Ma, a distanza di un paio di anni dall’uscita del libro, Ammaniti punta il dito su un’emergenza che pur essendo figlia di quei problemi appena enunciati, ha conseguenze sempre più gravi:
l’alto numero di suicidi riscontrato in ragazzi sotto i 20 anni.

Le cifre parlano di un 12% sui 4.000 decessi annui.

Dice lo psichiatra che  ai ragazzi servono «regole» e non genitori «amici» che non mettano confini e che «lascino correre le cose» invece di affrontare il contrasto, il conflitto che nasce quando si mettono delle regole.

Purtroppo questo atteggiamento comincia fin da quando i figli sono piccoli.
Molti bambini sono dei veri e propri despoti in famiglia svolgendo quindi un ruolo che non dovrebbero avere.
Le regole invece devono impartirle i genitori e il loro compito sta nel farle rispettare. Questo è il modo per instaurare un corretto legame familiare.
Dato che ciò succede sempre meno, nel momento dell’adolescenza i ragazzi si sentono spaesati, “malati nell’anima” e oltre ai disagi psicologici si presentano nuove forme di malessere.
Campanelli d’allarme possono essere il presentarsi di rapidi cambi d’umore con reazioni eccessive, oppure forme di autolesionismo e ancora calo nel rendimento scolastico oppure uso, sempre più frequente, di sostanze stupefacenti.

Per questi giovani l’adolescenza è un momento particolarmente problematico ed è quasi sempre un retaggio che viene dall’infanzia.
Saranno quindi loro, i giovani più portati a scegliere il suicidio, anche perché non sempre hanno  un’idea corretta della morte e si sentono indifesi, vulnerabili a tutto.
In questa nuova famiglia che rappresenta la società odierna i genitori con uno o due figli al massimo investono moltissimo su di loro, caricandoli di grosse aspettative e rendendo difficile il processo del distacco che è invece fondamentale.

Per ciascun ragazzo che decide di togliersi la vita il prezzo che paga la famiglia è altissimo e come sempre prevenire i problemi sarebbe l’unica soluzione positiva.
Avere coscienza di ciò sarebbe un buon inizio per spezzare questo trend negativo e per riappropriarsi di un ruolo difficile ma essenziale, quello di genitori.
Non so cosa ne pensiate voi e vi chiedo di commentare e raccontare qui le vostre personali idee in proposito. Potremo parlarne insieme.







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